Cinema

Dante si fa in due (film). Benigni sopravviverà

Dante si fa in due (film). Benigni sopravviverà

La domanda arriva alla fine della conferenza stampa (per la tappa milanese del suo «TuttoDante», al PalaSharp da oggi), e a porgergliela sembra proprio una «spalla», non un giornalista. «E Dante al cinema?». Benigni coglie l’assist al volo: «È difficile, non m’è mai riuscito di portarcelo. Sta sempre in casa a guardare Il grande fratello, che è più roba sua, si capisce, un bel girone. E anche Beatrice, si mette lì davanti alla tv, chi la schioda!». Ma i due film americani, quello con le marionette, già finito, e quello che hanno appena incominciato, lei ne sa qualcosa? Che ne pensa? Saperne, ne sa poco («Non ho visto il film con le marionette»), pensarne, pensa soprattutto che nemmeno un fim americano, nemmeno due o tre o quattro film americani possono far del male alla Divina Commedia: «Dante può reggere tutto». Anzi «con gli effetti speciali di ora si potrebbe fare un film su tutto il poema, e sarebbe fantastico, anche perché gli effetti speciali li ha inventati proprio Dante, se ci pensate bene». E a pensarci bene, e per via delle visioni di cui la Commedia è piena, «Dante ha inventato anche l’Lsd». Dev’essere partendo dalle stesse considerazioni che il regista americano Armand Mastroianni (non è parente) s’è messo in moto per il suo Dante’s Inferno, prima tappa d’un progetto grandioso che prevede anche un Dante’s Purgatorio e un Dante’s Paradiso, tutti prodotti dalla Master Films Production di Boris Acosta, al suo non timido esordio nei lungometraggi. Le date d’uscita dei film dovrebbero essere il 2008, il 2010 e il 2012, le carte di Mastroianni per una regia tanto ambiziosa non sono straordinarie: nel ramo religioso ha diretto solo la versione cinematografica della Profezia dei Celestini di James Redfield, che sarà pure un best seller, ma davanti a Dante è un po’ debole. In pista da venticinque anni tra cinema (poco) e tv (molta), Mastroianni ha al suo attivo la regia del film che ha segnato il debutto di Tom Hanks (He Knows You’re Alone, 1980), ma soprattutto una robustissima carriera tv con una specializzazione in mini-serie. È probabilmente all’esperienza miniseriale che si ispirerà nel suo tentativo dantesco, perché la cifra ventilata dal produttore per l’intero progetto, 85 milioni di dollari, è più da piccolo che da grande schermo, anche se le ambizioni dichiarate sono grosse, dal protagonista («Stiamo pensando a Jim Caviezel o a Adrien Brody», quest’ultimo praticamente un sosia di Dante, non c’è dubbio) ai tecnici già ingaggiati, i premi Oscar Thom Noble (montatore) e Dan Hennah (scenografo) fino agli stregoni della Weta Workshop di Peter Jackson, quelli del Signore degli anelli. Troppo presto per giudicare, anche se una dichiarazione di Mastroianni fa scivolare un brivido lungo la schiena. «Vogliamo restare il più fedeli possibile al capolavoro dantesco, che è il più grande racconto cristiano di sempre dopo il Vangelo», ha proclamato con prevedibile piaggeria. Ma, ha aggiunto, «cercheremo di rendere la storia comprensibile al pubblico di oggi». Comprensibile al pubblico di oggi è stato reso anche il film di marionette di Sean Meredith, anche lui intitolato Dante’s Inferno, premiato al festival del film indipendente di San Francisco e ambientato nei gironi infernali di una metropoli moderna, dove i dannati sono (più o meno come in Dante) politici, pontefici, pop-star. Nell’originale la voce di Dante appartiene a Dermot Mulroney, visto in due o tre episodi di Friends. Se Dante aveva davvero il sense of humor che gli attribuisce Benigni, gli verrà da ridere nella tomba, giù a Ravenna.